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Associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe, falsificazione assegni, riciclaggio: 50 indagati

Associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe, falsificazione assegni, riciclaggio: 50 indagati

Maxi blitz in tutta Italia dei carabinieri del Comando Provinciale di Genova che, delegati dalla Procura di Napoli, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di oltre 50 indagati (59 per la precisione). Gli inquirenti contestano, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe, falsificazione assegni, riciclaggio. Sono 70 le truffe finora accertate. Contestualmente è in corso anche un sequestro di beni a società per circa 3 milioni di euro.

Un tris di associazioni a delinquere specializzate in truffe. Questo il quadro di raggiri e stangate portato alla luce dai carabinieri che, nell’ambito di una inchiesta della Procura di Napoli, hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 59 persone. 46 delle quali sono finite in carcere e 13 agli arresti domiciliari. Molti i reati contestati: falsità in titoli di credito e possesso di documenti di identificazione falsi, sostituzione di persona, intercettazione/impedimento illecito delle comunicazioni telefoniche, irregolarità nella ricezione e stoccaggio finalizzata alla sottrazione dell’accertamento o al pagamento dell’accisa sugli oli minerali, riciclaggio ed autoriciclaggio.

La prima delle organizzazioni aveva base direttiva e logistica a Napoli, con ramificazioni in Lombardia e Friuli Venezia Giulia, agiva nell’ambito delle compravendite on-line di autovetture di lusso, servendosi di quattro ‘batterie’ operative. In particolare, dopo i primi contatti telefonici, ai telefonisti (truffatori) subentravano altri complici che con false identità concludevano di persona le trattative consegnando agli inserzionisti assegni circolari falsi emessi da un inesistente ufficio postale creato allo scopo dall’organizzazione, che ne faceva comparire, tramite finte pagine web, i riferimenti sui principali motori di ricerca.

L’organizzazione specializzata in truffe e raggiri aveva a disposizione anche sedicenti venditori di veicoli. Servendosi di immagini del mezzo e dei documenti di circolazione ottenute via “whatsapp”, nel corso delle trattative avviate come acquirenti, duplicavano sui siti specializzati l’originale inserzione di vendita sostituendosi al vero proprietario ed indicando un prezzo d’acquisto decisamente conveniente. Contattati su un’utenza dedicata riportata in annuncio, i sodali richiedevano agli ignari compratori di emettere a favore del falso venditore un assegno di caparra o coprente l’intera cifra e di anticiparne l’immagine via “whatsapp” come garanzia dell’impegno all’acquisto, rimandando la materiale consegna del titolo e della vettura ad un incontro con la vittima fissato a distanza di qualche giorno ed a cui non si sarebbero presentati.

Una associazione a delinquere con base a Napoli, “in ogni assetto strutturale”, è risultata coinvolta nell’importazione dall’est Europa di olio industriale a mezzo cisterne accompagnate da false bolle di trasporto. L’olio stoccato in un deposito presente nell’area di Salerno – si spiega – veniva miscelato con il gasolio allo scopo di allungarne la quantità per incrementare i ricavi derivanti dall’erogazione al dettaglio in nove impianti di distribuzione che sono nelle province di Napoli e Salerno, controllati dai truffatori. I proventi illeciti venivano poi pian piano reimpiegati nella costituzione di società-cartiere operanti nel settore, nei cui capitali confluivano anche i numerosi beni immobili e mobili acquistati nel tempo dal sodalizio per riciclare il denaro.

L’attività investigativa dei carabinieri, che ha permesso di contestare agli indagati ben 70 episodi di truffa, per un conseguito profitto illecito complessivo di circa 1 milione e mezzo di euro. Gli investigatori hanno anche sequestrato denaro, immobili, società e distributori di carburante riconducibili a vario titolo ai principali indagati per un valore complessivo stimato intorno ai 2 milioni e 700mila euro. Bloccato anche un appartamento adibito a stamperia insieme a numerosi apparati informatici per la stampa professionale di banconote, documentazione contabile e titoli bancari/postali.