Un Polo Fieristico per la ripartenza di Bagnoli, la proposta fuori concorso di Oceanus Onlus guardando a Germania e USA
NAPOLI – Una bonifica mai fatta, opere realizzate dal 2011 mai inaugurate, una società di trasformazione urbana fallita, basterebbe questa piccola parte, la più recente, dei 26 anni trascorsi a scoraggiare qualsiasi visione ottimista sul futuro di Bagnoli. Eppure la soluzione sembra essere sempre stata a portata di mano, secondo Oceanus Onlus, impegnata nella ricerca scientifica finalizzata alla tutela ed alla conservazione degli ecosistemi marini in pericolo e il conseguente studio delle interazioni con le attività umane.
Oceanus ha promosso la sua idea per il rilancio di Bagnoli: un Polo Fieristico all’interno di un grande parco urbano che prevede anche spazi per attività di svago e tempo libero, raggiungibile con nuove vie del mare capaci di mettere in comunicazione l’area di Bagnoli con l’area portuale della Città di Napoli. “Un semplice esercizio di buon senso, propone una visione imprenditoriale totalmente in armonia con l’ambiente, capace di creare non solo occupazione, ma dinamicità in tutto il mercato della regione Campania”, lo definiscono i vertici dell’associazione che hanno presentato la loro idea fuori concorso indetto da Invitalia per un piano urbanistico dell’area ex-Italsider, a prescindere dalla progettualità e fattibilità del risanamento ambientale .
Una proposta che esclude qualsiasi edilizia ad uso abitativo, in considerazione del fatto che il territorio di Bagnoli ricade interamente nella Zona Rossa dell’apparto vulcanico (attivo) dei Campi Flegrei. La politica, approfittando del riposo dei vulcani, dovrebbe disincentivare, non incrementare, la densità abitativa nelle zone rosse, secondo Oceanus.
“La sentenza di I grado del processo sulla bonifica dei suoli del sito ex-industriale dismesso di Bagnoli – ricostruisce Oceanus in una nota – ha condannato gli imputati (con assoluzione di alcuni) per truffa e disastro ambientale. Il professor Benedetto De Vivo è stato consulente tecnico, dal 2009 al 2017, della Procura della Repubblica di Napoli. Il Perito, nominato dai Giudici nel processo, ha confermato in modo completo e incontrovertibile i risultati tecnici del professor De Vivo e di altri consulenti del PM Stefania Buda. Ad oggi il professor De Vivo non è stato coinvolto, né tanto meno contattato per fornire un suo prezioso contributo dagli enti preposti a gestire i progetti e spendere i nuovi fondi stanziati. Almeno altri 500 milioni di euro in arrivo”.
“Eppure il professor Benedetto De Vivo, già nel dibattimento processuale, aveva indicato come la strada più corretta, sicura, economica e rapida la messa in sicurezza, e non la bonifica, dell’area ex Italsider così come è avvenuto, e documentato, in centinaia di siti statunitensi (almeno 340.000) e nella più vicina Ruhr tedesca, con la stessa tipologia di inquinamento di Bagnoli, con estensione infinitamente superiore e che in pochi anni è stata trasformata in un parco pubblico con milioni di visitatori / anno, spendendo sostanzialmente la stessa cifra sperperata a Bagnoli, fino al 2012″.
“Dunque, in Germania, come in gran parte del mondo, su casi come quello di Bagnoli, in funzione della destinazione d’uso dei terreni, si procede alla messa in sicurezza permanente del sito post-industriale”, conclude Oceanus.