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San Mauro abate: vita e miracoli del taumaturgo benedettino

San Mauro abate: vita e miracoli del taumaturgo benedettino
La vita di San Mauro

Mauro nacque a Roma, probabilmente nel 512 (per altri nel 516). Era figlio del senatore Eutichio e della nobile Giulia. Nel pieno del periodo delle invasioni barbariche, quando il Cristianesimo sembrava dovesse essere considerato solo una superstizione, il senatore, conosciuta l’opera di San Benedetto, decise di affidargli il dodicenne Mauro. Benedetto ebbe per Mauro e per il coetaneo Placido, figlio del patrizio romano Tertullo, un affetto speciale. Affidò a Mauro ruoli di grande responsabilità. Nel 529 i monaci si trasferirono a Cassino, Mauro, invece, rimasto a Subiaco, probabilmente ne divenne abate. Fu in quel periodo che l’abbazia crebbe in santità divenendo, poi, tra le più celebri al mondo. Secondo una biografia, comparsa in Francia trecento anni dopo, trascritta dall’abate Odone di Glanfeuil e realizzata da un certo Fausto, amico di Mauro, che con lui aveva portato in Francia la regola benedettina, il Santo abate trascorse parte della sua vita anche oltralpe. Il Vescovo di Le Mans, infatti, conosciuta la fama e la virtù di Benedetto, gli aveva richiesto alcuni dei suoi monaci più “Santi” per costruire un monastero. L’abate scelse Mauro e altri quattro compagni, che edificarono il monastero di Glanfeuil. La nuova abbazia arrivò ad accogliere fino a 140 monaci. Mauro proseguì in quell’opera e fondò altri monasteri in giro per la Francia. Proprio nel monastero di Glanfeuil, secondo alcuni, Mauro morì, colpito da una pleurite, il 15 gennaio del 584 (per altri nel 588), aveva 72 anni.

La Congregazione Benedettina dei Maurini

Non vi è alcuna certezza della presenza di Mauro in Francia, tuttavia, nel 1618, proprio a Glanfeuil, luogo che, poi, in memoria del Santo si è chiamato Saint Maur sur Loire, nacque la congregazione dei monaci maurini. Nel 1766 la Congregazione aveva addirittura 191 case e oltre 1.900 monaci. La fine della Congregazione fu segnata dal sangue. Durante la rivoluzione del 1792, in quelli che furono ricordati come i “massacri di settembre”, trovarono la morte oltre quaranta confratelli, tra essi c’era anche l’ultimo abate generale: Agostino Chevreux.  

I Miracoli di San Mauro

Papa Gregorio Magno (590-604) è colui che ha narrato diversi episodi prodigiosi legati alla vita di Mauro. Nei suoi “dialoghi” racconta che il giovane monaco, dedito alla preghiera e al lavoro, riuscì a liberare un confratello dalle insidie del demonio. Ogni giorno, nell’ora della preghiera, Mauro vedeva il confratello allontanarsi, era in realtà un demonio a tirare il monaco per l’abito. Altro episodio, forse più conosciuto, è quello che associa Mauro e Placido. Secondo il racconto di San Gregorio, ripreso anche dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, Placido era uscito a prendere l’acqua, mentre la raccoglieva, nel tentativo di recuperare la brocca che gli era caduta, si ritrovò trascinato verso il centro del lago. Benedetto ebbe una premonizione e incaricò Mauro di soccorrere l’amico. Mauro dopo aver chiesto la benedizione del suo abate si avviò, di corsa, verso il lago. Nella foga di arrivare in tempo e salvarlo, raggiunse l’amico e lo afferrò per i capelli, riuscendo, così, a trascinarlo a riva. Solo in quel momento Mauro si accorse che aveva camminato sulle acque. Ritornato dall’abate, gli attribuì l’evento, ritenendo di aver compiuto il prodigo per la forza del comando del suo maestro: tutto era avvenuto per rispettare l’obbedienza. Un’altra volta gli fu presentato un bambino zoppo e muto, Mauro gli poggiò addosso la stola del maestro Benedetto, che gli era stata donata in occasione dell’ordinazione diaconale, il bambino d’improvviso guarì. Anche in quel caso, l’umile Mauro, attribuì l’evento alle virtù miracolose della stola dell’amato abate. Durante il viaggio che lo condusse in Francia si narra, poi, che San Mauro abbia ottenuto il miracolo della moltiplicazione dei pani. I monaci, pur di ospitarlo, si erano privati dell’unico panino rimasto in dispensa, al mattino, tuttavia, trovarono la dispensa stracolma di pane fresco, addirittura poterono usarne per oltre un mese.

Il patrocinio di San Mauro

San Mauro abate per molti secoli ebbe il maggior fervore popolare e fu venerato come un santo taumaturgo. Viene invocato contro tutte le malattie del raffreddamento, per i reumatismi, l’epilessia, la gotta e i dolori muscolari. In molti paesi, nel corso della sua festa, si usa benedire e distribuire i panini, in ricordo del miracolo avvenuto in Francia e simbolo di condivisione. 

Luoghi di culto

Dell’importante abbazia di Glanfeuil, dove pare sia morto, resta solo una parete con una croce, conosciuta come la Croce di San Mauro. In Italia due luoghi sono ricollegati al suo nome: il primo è Viagrande (Catania) dove si tiene la maggiore festa a lui dedicata. I festeggiamenti si tengono dal 1° al 22 gennaio con lancio di mongolfiere, fiera del bestiame e degli attrezzi agricoli, fuochi pirotecnici, artistiche luminarie e la solenne esposizione della statua del Santo. Durante l’anno la sacra effige è conservata nella “cameretta” ed è visibile solo dal 15 al 22 gennaio, ottava della festa. L’altro luogo è legato, invece, al monumento più importante a lui dedicato: Casoria. Nel napoletano, infatti, gli è intitolata una Basilica ed Insigne Collegiata, monumento nazionale, che conserva innumerevoli opere d’arte e alcune sue reliquie. La festa a Casoria, che lo venera come Patrono, un tempo era importantissima ora, invece, è ridotta alle celebrazioni liturgiche del giorno 15 gennaio e alla festa esterna che si tiene nei primi di luglio, sono andate quasi del tutto dimenticate le tradizioni popolari che caratterizzano ancora altre feste della zona.

Curiosità

Una caratteristica che accomuna Viagrande e Casoria (che sono anche Gemellate) la si ritrova nell’avere, entrambe, un prezioso reliquiario d’argento, a forma di braccio benedicente, con frammenti di ossa del Santo.

La Festa in cucina

Una tradizione che ancora si conserva a Casoria è legata alla tavola. Nel giorno della Festa (o nella domenica immediatamente successiva) i casoriani usano mangiare i “manfredi con la ricotta“. Qui trovate la ricetta.